Lo smartphone è ormai quasi indispensabile nella nostra vita: ci porta notizie, offerte, svago e servizi, lo usiamo per fare shopping e per restare in contatto con gli altri. Ma se esageriamo, può diventare una droga. Vediamo come evitarlo.
Dobbiamo ammetterlo: tutti siamo un po’ smartphone-dipendenti, e non solo perché è utile per un sacco di cose. Ci accompagna in ogni momento della giornata, lo usiamo per organizzare gli impegni, navigare in Internet, giocare, scambiare e-mail, comprare online. Scattiamo foto, registriamo e guardiamo video, ci spostiamo con le mappe e il GPS, abbiamo migliaia di App per fare praticamente tutto con pochi touch… E naturalmente, nel caso di noi pubblicitari, per veicolare offerte e conquistare i consumatori con storytelling emozionanti.
La verità è che il cellulare ha acquistato un valore affettivo, contiene i nostri ricordi ed è quasi un prolungamento di noi stessi. Non possiamo negare che abbia cambiato le relazioni quotidiane, favorendo l’aumento dell’intimità e anche, nelle mani sbagliate, la violazione della libertà e degli spazi altrui. Questo perché, come tutte le cose, va usato con intelligenza, equilibrio e senza eccessi.
Pensiamoci bene: qual è l’ultima volta che siamo usciti di casa senza cellulare? E quando andiamo a dormire la sera, lo spegniamo o resta acceso? È la prima cosa che guardiamo la mattina? Per non parlare dell’ansia che ci prende se abbiamo la batteria scarica o non c’è rete, o se esauriamo il credito telefonico.
Ammettiamolo, ognuno di noi manifesta questi “sintomi”. Ma per sospettare di essere davvero affetti da ‘nomofobia’, ovvero dall’ossessione per lo smartphone, dovremmo comportarci così:
Che dite? Cominciate a preoccuparvi? Sareste in buona compagnia…
La nomofobia oggi colpisce milioni di persone in tutto il mondo: lo dicono diverse ricerche sia italiane che straniere. I mobile-dipendenti usano principalmente il telefono per comunicare e controllare gli altri, come un mediatore nei rapporti interpersonali, e sono terrorizzati all’idea di perderlo e di non essere più raggiungibili. Addirittura manifestano sintomi che ricordano gli attacchi di panico: mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battiti accelerati, dolore al torace, nausea. Una psicosi che colpisce per lo più giovani tra i 18 e 25 anni con poca stima di sé e problemi nelle relazioni sociali, ma che si sta allargando anche ad altre fasce di età.
Inoltre, i danni da troppo smartphone sono anche fisici. Stare sempre con il capo piegato per consultare il cellulare e digitare può causare mal di collo, schiena intorpidita, tendinite al polso, oltre che abbassamento della vista, rossore e irritazione agli occhi dovuto alla luce artificiale del display, mal di testa e disturbi del sonno.
Saliamo su un mezzo pubblico e guardiamoci intorno: quasi tutti hanno gli occhi sul cellulare, digitano, parlano, leggono… Ognuno è nel proprio mondo e spesso non si accorge di chi gli sta vicino. Il paradosso è che sempre di più utilizziamo lo smartphone per condividere le nostre esperienze con chi è lontano, chattare e restare in contatto sui social media, annullare le distanze fisiche. Ma così facendo perdiamo il contatto con chi è a due passi da noi.
Eppure, per evitare di diventare dipendenti da smartphone bastano pochi accorgimenti:
Così coglieremo tanti nuovi spunti, dettagli, paesaggi, volti che magari ora ci perdiamo, il nostro corpo guadagnerà in salute e le nostre relazioni personali saranno davvero “personali” e non virtuali. Insomma, se volete postare un bel tramonto su Instagram, ben venga… ma solo dopo esservelo goduto fino in fondo con gli occhi e con il cuore.