dipendenza cellulare

Lo smartphone è ormai quasi indispensabile nella nostra vita: ci porta notizie, offerte, svago e servizi, lo usiamo per fare shopping e per restare in contatto con gli altri. Ma se esageriamo, può diventare una droga. Vediamo come evitarlo.

Lo smartphone è diventato una parte di noi.

Dobbiamo ammetterlo: tutti siamo un po’ smartphone-dipendenti, e non solo perché è utile per un sacco di cose. Ci accompagna in ogni momento della giornata, lo usiamo per organizzare gli impegni, navigare in Internet, giocare, scambiare e-mail, comprare online. Scattiamo foto, registriamo e guardiamo video, ci spostiamo con le mappe e il GPS, abbiamo migliaia di App per fare praticamente tutto con pochi touch… E naturalmente, nel caso di noi pubblicitari, per veicolare offerte e conquistare i consumatori con storytelling emozionanti.

La verità è che il cellulare ha acquistato un valore affettivo, contiene i nostri ricordi ed è quasi un prolungamento di noi stessi. Non possiamo negare che abbia cambiato le relazioni quotidiane, favorendo l’aumento dell’intimità e anche, nelle mani sbagliate, la violazione della libertà e degli spazi altrui. Questo perché, come tutte le cose, va usato con intelligenza, equilibrio e senza eccessi.

Troppo smartphone? Attenzione alla Nomofobia.

Pensiamoci bene: qual è l’ultima volta che siamo usciti di casa senza cellulare? E quando andiamo a dormire la sera, lo spegniamo o resta acceso? È la prima cosa che guardiamo la mattina? Per non parlare dell’ansia che ci prende se abbiamo la batteria scarica o non c’è rete, o se esauriamo il credito telefonico.

Ammettiamolo, ognuno di noi manifesta questi “sintomi”. Ma per sospettare di essere davvero affetti da ‘nomofobia’, ovvero dall’ossessione per lo smartphone, dovremmo comportarci così:

  • Non riuscire a stare 5 minuti senza controllare le e-mail o il profilo Facebook.
  • Utilizzare WhatsApp per parlare con qualcuno dall’altra parte del tavolo.
  • Controllare se abbiamo messaggi in piena notte.
  • Aggiornare in continuazione la visualizzazione, sperando che arrivi un nuovo messaggio.
  • Portarlo ovunque con noi senza staccarcene per un secondo.

Che dite? Cominciate a preoccuparvi? Sareste in buona compagnia…

La dipendenza del nuovo Millennio.

La nomofobia oggi colpisce milioni di persone in tutto il mondo: lo dicono diverse ricerche sia italiane che straniere. I mobile-dipendenti usano principalmente il telefono per comunicare e controllare gli altri, come un mediatore nei rapporti interpersonali, e sono terrorizzati all’idea di perderlo e di non essere più raggiungibili. Addirittura manifestano sintomi che ricordano gli attacchi di panico: mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battiti accelerati, dolore al torace, nausea. Una psicosi che colpisce per lo più giovani tra i 18 e 25 anni con poca stima di sé e problemi nelle relazioni sociali, ma che si sta allargando anche ad altre fasce di età.

Inoltre, i danni da troppo smartphone sono anche fisici. Stare sempre con il capo piegato per consultare il cellulare e digitare può causare mal di collo, schiena intorpidita, tendinite al polso, oltre che abbassamento della vista, rossore e irritazione agli occhi dovuto alla luce artificiale del display, mal di testa e disturbi del sonno.

Un po’ meno smartphone, un po’ più vita.

Saliamo su un mezzo pubblico e guardiamoci intorno: quasi tutti hanno gli occhi sul cellulare, digitano, parlano, leggono… Ognuno è nel proprio mondo e spesso non si accorge di chi gli sta vicino. Il paradosso è che sempre di più utilizziamo lo smartphone per condividere le nostre esperienze con chi è lontano, chattare e restare in contatto sui social media, annullare le distanze fisiche. Ma così facendo perdiamo il contatto con chi è a due passi da noi.

Eppure, per evitare di diventare dipendenti da smartphone bastano pochi accorgimenti:

  • Tenere spento il cellulare per qualche ora al giorno mentre leggiamo un libro, facciamo una passeggiata con gli amici (in carne ed ossa) o una seduta in palestra, cuciniamo una nuova ricetta.
  • Spegnerlo durante la notte e aspettare dopo colazione per accenderlo.
  • Tenerlo in borsa e non sulla scrivania mentre siamo al lavoro, disattivando la suoneria fino all’ora di pausa.
  • Fissare dei momenti in cui controlliamo messaggi ed e-mail, e poi dedicarci ad altro.
  • Se siamo in compagnia di altre persone, mettere via il telefono e ascoltarle, concentrandoci su di loro, sul posto in cui siamo, vivendo il momento senza distrazioni “digitali”.

Così coglieremo tanti nuovi spunti, dettagli, paesaggi, volti che magari ora ci perdiamo, il nostro corpo guadagnerà in salute e le nostre relazioni personali saranno davvero “personali” e non virtuali. Insomma, se volete postare un bel tramonto su Instagram, ben venga… ma solo dopo esservelo goduto fino in fondo con gli occhi e con il cuore.

 

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