Lavorare nel mondo creativo, come in molti altri settori, è un processo in continua evoluzione. La pandemia ha cambiato il modo d’intendere il rapporto tra lavoro e vita privata, inducendo i professionisti di tutto il mondo a chiedersi se valga davvero la pena di vivere per lavorare. La risposta è chiaramente no, d’altronde gli eccessi sono sono mai positivi, per questo si è assistito alla Great Resignation e al Quiet Quitting.

Al lavoro? Prima la felicità

Il tema della ricerca della felicità è fondamentale per i professionisti di oggi (per lo più Millennials e Gen Z) cresciuti nel mito di poter costruire la propria identità sociale e personale in base alla loro collocazione nel mondo del lavoro. “Essere” o “Fare” il creativo ad esempio, era la stessa cosa fino a un paio d’anni fa. Adesso non basta più, perché si può “fare” qualcosa che piace e che ci appassiona, ma questo non deve pregiudicare gli altri ambiti della vita.

 

Per questo c’è la ricerca di un luogo di lavoro all’altezza delle proprie aspirazioni personali, in un ambiente libero da pressioni psicologiche eccessive improntate al rendimento e alla competitività tossica tra colleghi.

Da remoto o in modalità ibrida, l’importante è raggiungere gli obiettivi

La presenza obbligatoria in ufficio per tutta la settimana lavorativa è malvista e ha lasciato il posto a un crescente numero di ricerche di lavori da remoto o in modalità ibrida. Molti professionisti sono orientati a una flessibilità oraria che premi il lavoro per obiettivi.

Un punto controverso perché molte aziende legano ancora il raggiungimento dell’obiettivo al tempo trascorso in azienda, sebbene numerose indagini statistiche abbiano dimostrato che la produttività da remoto o in modalità ibrida sia più alta rispetto al lavoro in presenza.

Nuovi orizzonti 

Molti professionisti che lasciano il posto fisso, tentano di mettersi in proprio nel settore di appartenenza o scegliendone uno totalmente nuovo. Un cambio radicale che nasce dalla voglia di mettersi in gioco e di riappropriarsi del tempo. È cresciuto anche il numero di aziende che ha adottato la settimana lavorativa di 4 giorni e che promuove il modello ibrido ma la voglia di cambiamento continua a portare sempre più professionisti fuori dagli uffici. E voi, come lo immaginate il lavoro del futuro?

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